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martedì 2 dicembre 2014
20:21

La Radio-Pagella 2014-2015 Puntata 16

#tuttoilcalcioblog
di Francesco Furlan

Vincitore di giornata: Riccardo Cucchi. Fortuna che, almeno in queste ultime settimane, il campo principale della domenica pomeriggio ha sempre visto partite di livello quanto meno accettabile. Sentire Cucchi che un paio di anni fa fu costretto a raccontare Catania-Chievo (con tutto il rispetto) è un’esperienza che sarebbe meglio non ripetere. Questa settimana il nostro ha sfoderato una cronaca di grande classe, a partire soprattutto dal racconto in diretta del secondo gol di Menez (che fa peraltro il paio con quello di Eder in Samp-Fiorentina di qualche settimana fa): una vera e propria “lezione di gol raccontato in diretta”. Livello alto anche nel corso di tutto il resto del pomeriggio: non calca moltissimo la mano sull’episodio del gol-non gol di Rami (del resto le immagini, a differenza del famigerato gol di Muntari, sono tutt’altro che chiare); non si sbilancia neanche sugli episodi dubbi in area di rigore, dato che sono, se possibile, ancora meno chiari. In pratica, non sbaglia un colpo.

Top
Francesco Repice: altra grandissima prestazione di Repice. Dopo il gelo di Mosca, alla Juventus Stadium trova la solita pioggia novembrina, che tuttavia non lo immalinconisce affatto. In sostanza, una radiocronaca con tutti i pregi di Repice (grande ritmo, racconto sempre splendido e quasi “visivo”, quasi nessuna esagerazione) e quasi scevra di difetti. Chiaro il racconto della dinamica sul rigore per la Juventus; eccellente la descrizione della travolgente azione di Bruno Peres (degno pendant del racconto pomeridiano di Cucchi), coronato da un “palo-rrrete” come non ne sentivamo da tempo. Da brividi anche il racconto dell’emozionante secondo tempo (dove gli scappa il solito urlo belluino sul gol annullato a Vidal); strepitoso il racconto della rete decisiva. Peccato solo per il solito attributo assegnato del tutto a sproposito al Pallone d’oro morale, unica macchia della serata.

A questo proposito, ristabiliamo un po’ di verità storica con il Von Karajan originale, qui in una delle sue sempre felicissime incursioni nell’opera Italiana (e questa esecuzione fa rimpiangere amaramente che non abbia mai inciso l’opera Pucciniana per intero)


Emanuele Dotto: grande tre giorni per Dotto, a partire dalla sempre impeccabile conduzione di Sabato Sport (magari ogni tanto me ne dimentico, ma, esclusi Gr e cronache degli anticipi si sciroppa sei-sette ore di diretta ogni sabato). Molto buono il racconto della netta vittoria Genoana al Manuzzi (aperta dalla citazione Pascoliana, che, onestamente, un poco tutti ci aspettavamo), dove indugia su particolari divertenti nel primo tempo e riesce a tenere sempre viva l’attenzione anche nella ripresa (la vittima designata stavolta è il povero Rodriguez: “è entrato Rodriguez , ma non se n’è accorto nessuno”). Ancora migliore la prestazione nel consueto posticipo del lunedì a Marassi, dove, aiutato da un sontuoso Mazzeo (altre seconde voci dovrebbero imparare…) ha dato vita ad una cronaca fra le più divertenti della stagione, aiutato anche dalla partita. Le numerosissime perle colte in diretta verranno sicuramente sviscerate nel blob di Stefano Stradotto; io mi limito alla memorabile citazione del “Gufo d’oro”, concorso nel quale però il buon Emanuele è ancora lontano dalle prime posizioni, saldamente occupate da Scaramuzzino (Pro Vercelli-Catania) e Delfino (Inter-Napoli).

Umberto Avallone: sono molto contento di poter mettere in questa parte della rubrica l’ottimo Avallone, che in queste ultime settimane sta facendo segnare un netto miglioramento delle sue prestazioni. In particolare, ho apprezzato il suo racconto dell’emozionante vittoria del Trapani sullo Spezia, dove se l’è cavata sempre con una buona fluidità, perdendo solo un pochino la trebisonda sul gol di Nadarevic (che non individua subito). Peccato che nel finale non gli sia stato concesso un rimbalzo di linea con Barchiesi, che si sarebbe sicuramente meritato.

Flop
Giulio Delfino: terminato finalmente il Mondiale di Formula Uno, il buon Giulio si dedicherà in esclusiva al calcio, almeno per qualche mese. Evidentemente, l’astinenza Novembrina deve essersi fatta sentire: la radiocronaca di Delfino e Mancuso è stata sicuramente divertente ed appassionata, grazie anche allo spettacolo visto in campo, però, con il massimo rispetto possibile, sarebbe il caso di ricordarsi che Radio Uno non è Radio Pupone. Capisco le note simpatie giallorosse, ma la differenza di sonorità (non del tutto ascrivibile all’ansia di dover coprire il boato dell’Olimpico sui gol della Roma) nel racconto delle marcature è stata lampante (e c’è pure il forte sospetto di un sorbetto alla liquirizia in mano sul 2-2 di Osvaldo). Ai limiti dell’imbarazzante il finale di partita, con Delfino che sembrava quasi “spingere” la Roma a chiuderla ed il rimarcare più volte la “sindrome dell’ultimo minuto, che si respira a Roma da qualche giorno”. Ben oltre la nota di colore le gufate finali sul prossimo turno di campionato. Da radioascoltatore neutrale, io mi sono divertito lo stesso: non se si possa dire dei tifosi della Benamata che erano ai diffusori.

Francesco Marino/Emilio Mancuso: spiace dover mettere il fin qui eccellente Marino nella colonna dei cattivi; tuttavia ho notato che da qualche partita a questa parte (era successo anche durante Juventus-Olimpiakos di Champions League) ha la tendenza a dilungarsi un poco troppo. Peccato, perché se la sua competenza e la sua capacità di lettura delle partite sono indubbie, ciò finisce per creare più di qualche intoppo nella radiocronaca: anche domenica, Repice, in un paio di circostanze, ha dovuto riprendersi la linea quasi “di forza”. Un difetto del genere non lo avevamo mai invece finora riscontrato in Mancuso, che semmai era parso addirittura troppo timido. Anche per lui, invece, la serata dell’Olimpico è stata un poco particolare, visto che si è lanciato in disquisizioni tattiche anche in momenti non del tutto opportuni. In questo senso, la prestazione di Mazzeo nel posticipo Sampdoria-Napoli è stata invece assolutamente esemplare.

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