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giovedì 10 luglio 2014

La Radio-Pagella Mondiale 2014: Puntata 9

di Francesco Furlan per #tuttoilcalcioblog


Brasile-Germania: storica. Più volte durante la partita si è sentito pronunciare da tutti questo aggettivo riferito alla semifinale di Belo Horizonte. Ed effettivamente, non è un’esagerazione: se posso permettermi una piccola considerazione personale, ho vissuto, a livello di squadre nazionali, le stesse sensazioni provate durante Milan-Real Madrid 5-0 del 1989, una sorta di “fine di un’epoca”. All’appuntamento con la storia si è presentato un Repice deluxe, tirato a lucido: davvero la bella copia del radiocronista spento ed impreciso sentito durante Brasile-Colombia. Parte da subito anche fin troppo carico (dopo due minuti ha già la frenesia dei cinque minuti finali), ma una volta trovato il giusto “tuning”, prende l’aire e decolla per una delle cronache più sensazionali della sua carriera, almeno a mia memoria (e non è che ce ne siano così poche…). Finalmente un “rrrrrrrete” come si deve sul vantaggio di Müller; doppiato in modo quasi identico sul raddoppio di Klose. Poi, lo stupore prende giustamente il sopravvento e per la grandinata Tedesca si limita, giustamente a sottolineare il punteggio che cambia impietosamente. Da segnalare nella prima mezz’ora i non sempre tempestivi interventi di Dotto e Corsini, che interrompono Repice proprio mentre sta raccontando la dinamica delle prime due reti Tedesche. Nella ripresa gli si prospetta l’arduo compito di raccontare il nulla (come Dotto sottolinea prima dell’inizio), compito svolto peraltro con enorme professionalità. Lo stesso Repice durante l’intervallo aveva postato su Facebook un bellissimo pensiero dove metteva in risalto come avrebbe avuto il massimo rispetto per il Brasile e per la sua storia (e, sinceramente, la sensazione provata durante ottavi e quarti era che il suo cuore battesse per la Selecao). Proposito al quale si attiene benissimo fino alla fine, non mancando di esaltare le ultime prodezze Tedesche (di Neuer, soprattutto oltre che di Schuerrle sui due gol). Molto bella anche la sottolineatura sulla standing ovation riservata dal pubblico Brasiliano alla formazione di Loew (e l’amaro confronto con quanto avviene in altri lidi…purtroppo invece, i disordini che sembrava non ci fossero stati hanno avuto regolarmente luogo) e lo splendido commento finale alla partita. Vogliamo trovare un piccolo, minuscolo, infinitesimale pelino nell’uovo ? Per tutta la serata (ed anche nel servizio al Giornale della Mezzanotte) Repice ha chiamato la Nazionale Tedesca NationalMEINschaft: no, si dice NationalMANNschaft (che significa semplicemente squadra Nazionale). Una stupidaggine, appunto, in una cronaca che entrerà negli annali dei Mondiali alla radio.

Intermezzo. Ghiaccio secco ? Sofisticati spray anestetizzanti ? Barelle motorizzate in campo ? Non scherziamo: nel 1958 contro “contusioni, distorsioni, strappi muscolari e geloni” (!) ci si curava così:





Argentina-Olanda: unico sopravvissuto assieme a Repice dello scandaloso taglio della spedizione Mondiale in Brasile, il povero Giuseppe Bisantis deve essere rimasto vittima di qualche sortilegio. E’ dall’inizio del Mondiale che non gli riesce di commentare una qualche partita non dico di grande livello, ma dove si riescano a vedere più di tre-quattro tiri in porta. Ieri sera si è davvero toccata l’apoteosi: Bisantis è partito molto bene, lucido e concentrato, ma il suo comprensibile entusiasmo è andato scemando anche più in fretta di quanto sia andato scemando il ritmo della partita. Del resto, se già dopo neanche venti minuti Casarin si era sbilanciato sulla possibilità che si andasse ai supplementari, è evidente che il copione pareva abbastanza scritto. Dotto ci mette il carico da undici, concedendosi poco dopo un excursus extra calcistico per delineare la situazione in campo, quando cita “Vecchio scarpone” ed “Il dormiglione” (mancava solo che citasse “La Sonnambula”, ma i “sonnambuli delle due squadre” compariranno poco dopo). Peggio ancora nella ripresa quando Bisantis attende con ansia di vedere il primo tiro in porta, anche se si capisce subito che ci spera, più che crederci davvero. Verso la metà del secondo tempo, non ce la fa più neanche lui e sbotta più volte (“Se è questo il livello di una semifinale Mondiale…”) toccando le vette della spoetizzazione quando, nel giro di cinque minuti, prima Messi e poi Sneijder calciano due punizioni in curva. Fortuna che da studio un Dotto in grande forma e gli ospiti riescono quanto meno ad alleviargli la fatica di dover raccontare lo zero assoluto che si vede in campo (anche se, in tutta onestà, gli interventi di Cucci sembravano un po’ meno necessari ed ispirati del solito). Poco o nulla anche nei supplementari, quando il disperato Giuseppe prova ad esaltarsi ogni volta che il pallone prende (almeno teoricamente) la direzione della porta (ottimo sul gol mancato da Palacio). Arrivati alla famosa “lotteria dei rigori”, Bisantis chiude comunque in bellezza un Mondiale non eccezionale, ma sul quale mi sentirei comunque di promuoverlo, viste le partite da sonnifero che gli sono spesso toccate. Non posso dire nulla su quanto accaduto dopo l’ultimo tiro di Maxi Rodriguez, poiché, provato da cotanto sapere tattico (“la tattica batte la tecnica”, come notava il grande Emanuele durante i supplementari), ho spento subito la radio avviandomi a letto. Ma non dubito che Dotto e compagnia avranno senza dubbio trovato le parole giuste per raccontare l’epica vittoria dell’Albiceleste.

Chiudiamo la rassegna dedicata alla Orchestre Sinfoniche della Rai (l’ultima puntata la dedicheremo alle orchestre “leggere”) con un estratto da una delle prime opere mandate in onda dalla neonata Rai Tv. Nell’Aprile del 1954 venne trasmessa un’eccellente edizione del “Barbiere di Siviglia” di Rossini. Il successo fu tale che la Rai, bombardata dalle richieste dei telespettatori (bei tempi…), la riprogrammò neanche tre mesi dopo, il 5 Giugno del 1954. Vediamo quindi la più conosciuta aria dell’opera del grande musicista Pesarese nell’interpretazione di Rolando Panerai, baritono toscano che solo da poco (quasi novantenne) si è ritirato dalle scene. L’Orchestra Sinfonica di Milano della Rai è diretta da un gigante del podio: il barlettano Carlo Maria Giulini, che di lì a poco avrebbe iniziato anche la sua fulgida carriera internazionale:





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