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lunedì 7 luglio 2014

Formula Radio 2014 (09) - Croce Rossa e quello spettacolo tagliato..

#tuttoilcalcioblog
di Marco D'Alessandro - E' un Mondiale entusiasmante un torneo dove non si nota una vera padrona e dove tutte le partite sono in bilico fino all'ultimo, così come è un bel Mondiale un campionato di Formula Uno che arriva alla campagna europea estiva e al giro di boa con due contendenti quasi appaiati alla leadership. Nonostante siano Mondiali degli altri, in cui gli Azzurri e i Rossi fanno abbastanza pietà, oltre all'assenza di piloti italiani. Si è corso a Silverstone per il Gran Premio di Gran Bretagna che, non si sa per quale motivo, il buon Giulio Delfino continua da tempo ormai memorabile a definire Gran Premio d'Inghilterra. Un bel weekend quello britannico, sempre specificando che non si sta parlando delle Ferrari. Alla gran collezione di disastri 2014 va ad aggiungersi un sabato da tregenda. Il non capirci assolutamente niente in condizioni di tempo variabile non è una novità nella storia recente dei geniacci di Maranello, che ora sono capitanati da Mattiacci (e c'abbiamo la rima, azzeccata anche con un ben noto intercalare romanesco). Quando la situazione è in pieno fermento, la Ferrari è la Regina indiscussa della scelta sbagliata, mai assente. In radiocronaca ha spiegato perfettamente Delfino, stravincendo con l'involontaria battuta-calambour dello sparare sulla croce.... Rossa.

La Domenica si deve inevitabilmente aprire con la consapevolezza che non si esagera a scrivere che possiamo parlare di Kimi Raikkonen come di un miracolato. Il finnico della Ferrari deve molto ai riflessi di Felipe Massa che, non a caso, tagliava il traguardo delle 200 partenze in Formula Uno. L'esperienza del brasiliano che è riuscito ad evitare, in pieno rettilineo, il rottame rosso in frantumi. L'avesse centrato, oggi saremmo a parlare di una tragedia o di qualcosa di tremendamente simile. E invece possiamo limitarci a sottolineare che è stata l'ennesima manovra errata della prima metà di campionato di Iceman. E possiamo elogiare la descrizione che ha dato in diretta Giulio Delfino che ha fatto "vedere" l'incidente alla radio, con dettagli molto precisi e con una gran memoria fotografica ricordando la dinamica del botto di Alessandro Zanardi nel 2001, per grazia di Massa, non ripetuta. La gara slitta di un'ora per riparare un guard-rail e Silverstone, tracciato mamma della F1, non tradisce lo spettacolo. Nico Rosberg sembrava poter allungare le mani verso la quarta vittoria consecutiva e forse quella che avrebbe potuto assestare un brutto colpo al diretto rivale, nel suo circuito di casa. Il più sembrava fatto anche questa volta ma la roulette dell'affidabilità (unico fondamentale in cui la Mercedes non eccelle) ha tradito anche il biondo e forse anche giustamente, per dispensare iatture in egual misura. Hamilton vince dopo un sabato ai limiti del disastroso ma rimediato fin da subito, quando si è portato dal sesto al secondo posto in poche tornate. Il 25 a 0 stavolta è a favore dell'anglocaraibico che può respirare e rifarsi sotto dopo un periodo in cui ha subito lo stato di grazia del compagno. Ma l'immagine che è rimasta impressa di Silverstone è nel duello tra Vettel e Alonso, i protagonisti degli ultimi anni, a scannarsi anche per una quinta posizione. Sorpassi e controsorpassi che racchiudono l'essenza delle corse, un pò meno le lamentele dei due piloti che fotografano di più l'attualità della F1 moderna. Al di là delle scaramucce, forse è stato il momento più spettacolare di tutto il campionato: con rammarico però dobbiamo criticare il fatto che non è stato raccontato in diretta alla Radio, con una gestione dei tempi non brillante per tutto il Gran Premio. Un tantino lunghi gli interventi oltre i cinque minuti dal Tour de France a tra 100 e 50 km all'arrivo con Giovanni Scaramuzzino a parlare sostanzialmente di aria fritta, intempestive le pause musicali e l'intervista al ct dell'Italbasket che magari si sarebbe potuta rinviare: fatto sta che della bella gara in rimonta di Alonso (solita domanda: cosa sarebbe questa Ferrari senza lo spagnolo?) e delle già citate sportellate con Vettel (durate diversi minuti), nemmeno un sorpasso è andato in diretta in Domenica Sport. Peccato, perchè si sono vissuti momenti degni di Arnoux e Villeneuve a Digione '79, di Senna e Mansell a Barcellona '91. Peccato doppio, considerando che la diretta televisiva era criptata. La voce di Delfino avrebbe avuto modo di scaldarsi, magari come alle ore nove, tre minuti e tre secondi dell'8 Ottobre 2000: citazione d'obbligo perchè quello spot che arriva alle poco dopo le tre di pomeriggio, a tradimento, sui 90 anni di Radio Rai, è stato il momento radiofonicamente che ha fatto accapponare di più la pelle nelle due ore e mezza di gara. Nostalgia canaglissima, a ricordare l'attimo del primo titolo ferrarista di Michale Schumacher, più atteso del Giubileo, dopo 21 anni di digiuno. Una pena che la Ferrari odierna sta facendo di tutto per riproporre.



In questi giorni è prematuramente scomparso a 63 anni Giorgio Faletti. Scrittore, artista, comico e quant'altro, fuoriclasse poliedrico che ha saputo lasciare il segno in ogni ambito. Probabilmente nella sua vita gli sarà mancata solo la radiocronaca. Ma è stato un personaggio che si è fatto conoscere anche per la passione sportiva: è stato un grande tifoso juventino ed ha amato i motori tanto da partecipare a due Rally alla guida della Lancia Delta Integrale. C'è chi la sua penna l'ha conosciuta con i suoi successi letterari, e chi già lo conosceva avendolo letto su Autosprint una decina d'anni prima, dove teneva una rubrica. Siamo in clima di Mondiali di calcio. Ed allora ci fa piacere condividere con i lettori un piccolo capolavoro di Faletti, in queste righe che s'incrociano tra i destini di calcio e corse. Titolo: Una sciocca semplice spiegazione.

"Domenica 17 luglio 1994. Al Rose Bowl di Pasadena la partita sta per iniziare. I giocatori sono schierati ognuno nella propria parte di campo, muscoli e maglie gialle contro muscoli e maglie azzurre. Romario ha un piede sul pallone. L’arbitro fischia. Con un boato della folla seduta sugli spalti, la finale di Coppa del Mondo fra Italia e Brasile inizia.
Seduti più in su, molto più in su, due personaggi stanno guardando la stessa partita. È strano pensarlo, ma una gara di quell’importanza arriva veramente dappertutto.
"Vinceremo noi” dice Enzo Ferrari, aggiustandosi gli occhiali scuri.
“Macché, vinceremo noi, alla grande!” risponde Ayrton Senna, girandosi al contrario il berrettino per vedere meglio.
Si guardano con un sorriso, ognuno convinto delle proprie parole. Si ha un bell’essere puri spiriti, gente come quella, in gara da quando è nata, in realtà non smette mai di esserci, anche quando noi non li vediamo più.
Cosi, ognuno senza farsi vedere dall’altro, un po’ di suo ce lo mette. Un soffio, e la palla di Massaro finisce dritta in bocca a Taffarel. Un soffio, e la palla sfuggita a Pagliuca rimbalza contro il palo e in rete non ci va. Allo stesso modo il tiro di Baggio vola al cielo e la deviazione di Romario finisce al piano di sotto. Tutto questo è loro possibile perché già erano magici da vivi, figuriamoci da morti.
E cosi si arriva ai rigori. Tutto il mondo sta col fiato sospeso. La folla seduta sugli spalti non parla, i due seduti più in alto si.
“E adesso me la voglio proprio levare la soddisfazione di vedere vincere l’Italia!”
Enzo si accomoda meglio sulla sua nuvola. Ayrton io guarda e nei suoi occhi passa un lampo strano, fosse è il riflesso del sole, che cosi in alto è molto più lucido.
“Però nella tua vita, di soddisfazioni te ne sei tolte un sacco...”.
“Che c’entra, pure tu!”.
Lo sguardo di Enzo è fisso su Baresi che si avvicina al dischetto col pallone.
“Beh, a parte il fatto che io non ho mai guidato una Ferrari e tu l’hai creata, poi...”.
La voce di Ayrton è quasi un soffio.
“Tu sei morto a novanta anni, io a trentaquattro”.
Enzo Ferrari si gira verso il pilota, sfila gli occhiali scuri e i due si guardano negli occhi. Poi, con un sospiro, proprio mentre Baresi parte per la sua rincorsa, gira la testa dall’altra parte.
E il resto è storia.
"

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