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Il Palinsesto sportivo di Radio1Rai

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martedì 25 ottobre 2011

ADDIO, SIC. Non ti dimenticheremo mai...

a cura di Fabio Stellato & Marco D'Alessandro - Erano le 10:37 quando chi come noi (lontano dalla tv) si apprestava a vivere alla radio una normalissima domenica di sport, ha saputo, dalle voci di Nico Forletta e Massimo Angeletti, dell'incidente di Sepang avvenuto ormai mezz'ora prima. Il puntuale resoconto dell'incidente, unito alla mancanza di notizie sulle condizioni di salute del giovane centauro di Coriano, ci ha subito riempito il cuore di angoscia e speranza, speranza che con il passare dei minuti si è trasformata in rassegnazione fino a quando, in chiusura del Gr1 delle 11:00, Gianmarco Trevisi ha annucinato il tragico epilogo della vicenda, ad appena una settimana dalla morte di Dan Wheldon sull'ovale di Las Vegas.
Ancora una volta, cinque mesi dopo la tragedia del giro d'Italia, chi ha scelto di fare il cronista sportivo si è trovato suo malgrado a raccontare la morte; una morte che ha sconvolto quella che doveva essere una tranquilla domenica; una domenica dove invece hanno trovato spazio solo incredulità, tristezza, rabbia e malinconia, quella stessa malinconia che ha accompagnato la vecchia cara radio nel puntuale e professionale racconto della domenica sportiva.



di Marco D'Alessandro - Troppo dolore e troppo sconcerto per poter scrivere, come di consueto, delle emozioni radiofonico-calcistiche, come ogni martedì. Oggi il cuore impone che a scrivere sia più il "minutoxminuto" che, come da profilo di redazione, è amante fervido delle corse (anche se a quattroruote, in primis).
E' un mondo fortemente a lutto, ma non solo quello prettamente sportivo.
In tanti hanno versato almeno una lacrima o un sentimento ferito per la scomparsa di un giovane ragazzo che aveva tanto di campione, ma aveva tanto di positivo nelle sue qualità umane e di radici sanissime, per simpatia, umiltà, onestà.
Il campioncino delle due ruote si stava formando e stava già conquistando il sostegno di tanti appassionati di un Motomondiale che, in questi ultimi anni, sta sempre di più cedendo all'elettronica a danno di uno spettacolo che, vuoi anche per la parabola discendente di Valentino Rossi e della Ducati, viene a mancare sempre di più.
Era lui, Marco Simoncelli, la speranza più forte del motociclismo italiano. L'unico grande motivo di interesse per chi non nasce appassionato di centauri e di impennate e voleva comunque guardarsi una gara in tv, in un 2011 senza il 46 in grado di mettere i bastoni tra le ruote ai vari Stoner, Pedrosa, Lorenzo. Sicuramente bravi e veloci, ma mai unici, forse.
Lui, Sic, che ha sempre corso oltre il limite, senza mai accontentarsi, senza fermarsi al freddo calcolo dei punti.
Il pilota che ha il coraggio di prendere il rischio di un sorpasso con una ruota sull'erba o di stringere oltre modo ad una curva. L'essenza del motorsport e del cavaliere del rischio.
Uno stile di corsa da "Tutto o Niente", che spesso non lo ha portato alla bandiera a scacchi, ma che ha cercato di regalare il sussulto e l'emozione ad un gioco pericolosissimo degno di essere vissuto così, perchè "Si vive di più andando 5 minuti al massimo su una moto come questa, di quanto non faccia certa gente in una vita intera" e perchè "Primo o ultimo non conta., l'importante è aver dato il meglio di se in ogni singolo giro!" .
Unico il personaggio, capace di ridere dei suoi errori e dire davanti ad un microfono: "Eh si, sono stato proprio il Re dei Patacca", con quel suo dialetto spiccatamente romagnolo e quella vocina così unica che sprizza simpatia solo a sentirla.
Non si poteva non volergli del bene.

Ironia, tanta. Anche tra di noi del blog, simpaticamente, durante la stagione, ci venne quasi scherzosamente da chiedere, nelle nostre chiacchierate: "Ma quest'anno faremo un montaggio audio di tutte le radiocronache delle cadute del Sic?". Maledizione, sgomento, incredulità.
Può cadere solo chi affronta una corsa come le affrontava un funambolo come lui, prendendosi tutti i rischi pur di arrivare al risultato, al tempo, al sorpasso. Non cade chi non ci prova mai e chi non incendia i cuori.

Il presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, ha voluto ricordare la figura di Gilles Villeneuve e paragonarla a quella di Marco Simoncelli.
Il canadese, il piccolo aviatore. Forse il più amato di sempre dal popolo ferrarista, anche se vinse 6 gare (ma nel cuore sono 6000). Il 27 rosso che senza la follia non riusciva ad affrontare una corsa, tra scontri, tra testacoda, tra Ferrari distrutte. Ma tra sorpassi da leggenda e vittorie che fecero venire la "Febbre Villeneuve" a milioni di tifosi che per lui impazzivano. Quei milioni che si ricordano le sue ruotate con Arnoux a Digione, il suo giro con solevtre ruote a Zandvoort, l'arrivo senza alettone a Montreal per difendere un terzo posto sotto la pioggia. Raro nella sua follia di rischiare e raro come personaggio, profondamente onesto e leale. Profondamente amico di tutti. Appunto.

Gilles e Sic facevano quello che i bambini fanno con le macchinine e con i videogiochi. Si divertivano e facevano divertire come pazzi.. e loro facevano diventare tutto reale.
Tutti e due sconfitti da un terribile e assurdo incidente, perdendo il proprio casco..

Passano le generazioni, si consumano stragi eccellenti, si cresce, si fa famiglia, cresce la barba, magari cambia il colore dei capelli.
Ma non cambiano mai le lacrime versate, il magone che ci attanaglia, ed il senso di smarrimento ci pervade, in queste ore seguenti che sono profondamente grigie, tremendamente tristi.
Non ci si abitua davvero mai a botte così. Davvero mai.
La morte che bussa ad ogni curva ad ogni millesimo di secondo di vita, è sempre lì che incombe.
Nello sport di motore arriva sempre con tremendi avvisi del destino: solo una settimana fa in quel di Las Vegas, abbiamo perso anche Dan Wheldon, campione di IndyCar.
E incancellabile rimarrà un certo weekend di Imola, l'1 di Maggio del 1994. Roland. E poi Ayrton.
Mai più. Invece è accaduto, accade ed accadrà ancora in un mondo così irrestistibile..

Addio SuperSic58. Nelle tue cadute in pista hai sempre saputo rialzarti e riderci su. Adesso siamo tutti noi che abbiamo pianto e ti stiamo piangendo, a dover rialzarci..

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