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mercoledì 27 gennaio 2010

Un passo nella storia - Episodio 8

Abbiamo festeggiato da poco i 50 anni di Tutto il calcio minuto per minuto e grazie alle telecamere di Rainews 24 abbiamo potuto vedere la commozione immensa di Alfredo Provenzali, che in questa trasmissione sta vivendo (sì, vivendo, non lavorando) dal lontano 1966. Mi sembra giusto, dunque, ripescare dall’archivio alcuni articoli che lo riguardano. Vi ripropongo una intervista di Gessi Adamoli, uscita sull’edizione genovese della Repubblica, il 17 marzo 2003, e un pezzo scritto direttamente da Provenzali, sullo stesso giornale, il 17 febbraio 2008, alla vigilia del derby della Lanterna tra Genoa e Sampdoria. Leggetelo bene. Avrete la conferma che Provenzali non è stato soltanto un grande radiocronista e non è soltanto un eccellente conduttore, ma anche un formidabile scrittore, come ce ne sono sempre di meno nel nostro mestiere. Cento di questi anni, Alfredo.

“Tutto the Voice minuto per minuto”
Alfredo Provenzali o più semplicemente "the voice". E la sua voce, dopo 42 anni di professione, è ancora fresca e capace di calamitare l'attenzione di chi l'ascolta con un'abilità narrativa che va al di là del mestiere e di una grande professionalità. Alla voce delle domeniche degli italiani quest'estate a Lacco Ameno è stato assegnato il Premio Ischia. Il podio dei premiati era qualificatissimo: Provenzali per la radio, Gad Lerner e Giuliano Ferrara per la tv e Miriam Mafai per la carta stampa. Ne ha fatta di strada il ragazzo di Sampierdarena da quando nel 1960 si affacciò timidamente in Rai come "aspirante allievo aiuto vice radiocronista". Quella folgorazione sulla via di Damasco, Provenzali la racconta con grande autoironia: «Conquistata con una gloriosa serie di 6+ la maturità scientifica, mi imbarcai nella folle avventura universitaria. Imbarcarsi è il verbo esatto perché la facoltà scelta è quella di ingegneria navale e folle si rivela il progetto perché le onde (senza scomodare quelle "anormali di Andrea Doria") mi respingono costringendomi ben presto alla sbarco. Non si tratta però di un naufragio vero e proprio perché approdo su isolotto felice chiamato Rai. Ed è stato subito amore a prima vista». Quella voce è una dono di natura e gli consente di bruciare le tappe: «La carriera da inviato l'ho iniziata nel 1967 a Tunisi per i Giochi del Mediterraneo, poi l'anno successivo era Città del Messico per le Olimpiadi che ho continuato ininterrottamente a seguire soprattutto per quanto riguarda nuoto e pallanuoto, gli sport che sono la mia vere grandi passioni. Sono otto i campionati del mondo di calcio da inviato, quelli dal '70 al '98, e l'ultimo dallo studio centrale a tenere le file dai vari campi di gioco. Poi ci sono i giri d'Italia: 22 in totale, dei quali 18 seguiti sulla motocicletta». Classe di ferro 1934, Provenzali appartiene al gruppo storico dei radiocronisti di "Tutto il calcio minuto per minuto". Quella degli Ameri, dei Ciotti e dei Bortoluzzi. C'era solo Claudio Ferretti più giovane di lui, ma il figlio del mitico Mario, il cantore delle gesta di Fausto Coppi, quello che coniò la frase-manifesto "un uomo solo è al comando, la sua maglia è bianco celeste, il suo nome è Fausto Coppi", da tempo ha scelto strade diverse dello sport. E così Provenziali resta l'ultimo baluardo della generazione dei pionieri. «Ora ci sono tanti polli d'allevamento: belli, forti e sani. Ma la gente ha nostalgia di quei polli ruspanti con le creste becchettate che faceva fantasticare con l'orecchio attaccato alla radiolina». Perfino le radiocronache hanno finito per essere omologate: colpa delle radio private che hanno sfornato tanti Ameri, senza che nessuno avesse il talento naturale del grande Enrico. «Ci sono tantissimi giovani molto preparati, ai quali tutti noi della vecchia guardia abbiamo da imparare quanto a competenza e conoscenze tecnico tattiche. Ma hanno fatto diventare il calcio una scienza dove non c'è più spazio per la fantasia, mentre Ameri ti poteva raccontare qualunque cosa e tu eri lì che pendevi dalle sue labbra. I polli da cortile non esistono più nemmeno alla Rai, dove per altro Riccardo Cucchi e Bruno Gentili, le due voci principali, sono ottimi professionisti. E ci tengo a segnalare due giovani emergenti: Giulio Delfino e Francesco Repice. Due fuoriclasse in senso assoluto». L'idea di "Tutto il calcio minuto per minuto" venne a Guglielmo Moretti. «Rientrato da Parigi fu promosso capo della redazione sportiva della radio e decise di copiare una trasmissione che l'aveva particolarmente colpito. Un solo cambiamento, ma sostanziale: niente rugby come in Francia, ma calcio come imponeva la tradizione sportiva nazionale. E fu immediatamente uno straordinario successo». L' esordio di Provenzali avvenne nel '65: «A Marassi per una partita del Genoa di cui non ricordo l'avversario. Non ho grande memoria e tanto meno ho tenuto i conti di tutte le mie radiocronache. Sicuramente avevo abbondantemente superato quota 1000 quando nel '92, dopo 37 campionati, mi sono trasferito in studio prendendo il posto di Roberto Bortoluzzi». Confessa senza problemi il suo tifo per la Sampdoria, che per altro negli anni è diventato molto soft: «E che non ha mai significato tifare contro il Genoa. è stata la mia una scelta praticamente obbligata: sono di Sampierdarena e sono cresciuto frequentando l'oratorio Don Bosco. La Sampdoria l'ho vista nascere ed ero allo stadio per il primo derby quello del '46 con in tribuna De Nicola, presidente provvisorio della Repubblica appena costituita. Fu un trionfo, non tanto per la vittoria della Sampdoria, ma perché uno dei tre gol lo segnò Frugali. Era l'idolo dei ragazzi di Sampierdarena e il mio in particolare: abitava in Rolando a 50 metri da casa mia». E’ andato in pensione nel '98 (continua però a collaborare) come redattore ordinario, proprio come Bruno Pizzul e Lello Bersani perché evidente alla Rai essere bravi non conta per carriera: «Ma per un giornalista sull'avvenimento è importante esserci, indipendentemente da gradi e lustrini».
Gessi Adamoli

Gentili ascoltatori buongiorno
Bentrovati 62 anni dopo
«E bravo il nostro sposino, ti sei dimenticato che domenica prossima a Genova c'è il derby? "Tutto il calcio minuto per minuto" non può attendere, tua moglie forse sì o almeno convincila che può». E fu così che tornai precipitosamente a Genova, feci la radiocronaca della partita e scoprii che avevo sposato quella santa donna che continua pazientemente a sopportarmi districandosi abilmente nel labirinto di arrivi e partenze. Ma al di là dei ricordi personali, che al lettore proprio non interessano, rimane il fascino di un incontro che, a differenza di quanto avviene in altre città conserva intatta la carica delle passioni senza degenerare in violenze stupide e gratuite. La regola ha naturalmente le sue eccezioni e di belinate gli uni e gli altri nel corso degli anni ne hanno inanellato una bella catena ma le bravate delle "teste calde" mai sono riuscite a sminuire il significato comportamentale di chi dopo aver dato sfogo alle sue pulsioni di tifoso genoano o sampdoriano tornato a casa ha subito rivestito i panni del genovese, ossia di chi sa bene dove e come inserire ogni aspetto della vita nella scala dei valori autentici. E' proprio questa constatazione a farmi ritornare a quel primo derby del novembre del 1946, quando l'Italia riprendeva a camminare dopo aver rialzato la testa e, nel fervore della rinascita, Genova era in prima linea su molti fronti (ricordate la Vespa della Piaggio?). Nello stadio di Marassi eravamo, fra paganti e "portoghesi" in 45mila. Quanti sono ancora in vita, quanti conservano ricordi di quel periodo e di quella partita? Farebbe opera meritoria chi decidesse di andarseli a cercare, uno per uno. Non per creare l'ennesima e inutile associazione ma per riscoprire quello che potrebbe diventare un patrimonio della città. E non solo sportivo. Nei derby della prossima stagione sarebbe bello riservare un settore della tribuna al gruppetto dei "superstiti", (insieme senza distinzione di fede calcistica genoani e sampdoriani) e nella sempre spettacolare coreografia della stracittadina allo striscione del "Noi c' eravamo" rispondere con un altrettanto grande cartellone con su scritto... "E noi ci siamo perché voi c'eravate". Utopia? Forse perché nella pratica sportiva di oggi affrontare problemi etici è come tentare di svuotare il mare col secchiello da spiaggia dei bambini. Inutile, appunto. Ma il sogno ce lo volete almeno lasciare? E intanto andiamo a goderci questo derby che potrebbe essere l'ultimo giocato di domenica pomeriggio. Gli "strateghi del pallone" (qualcuno preferisce dire nel pallone) stanno infatti già preparando il nuovo menù per la mensa del calcio: "spezzatino tutti i giorni e a tutte le ore". La risposta del genovese doc è lapidaria: «Me tastu se ghe sun» e poi vado a controllarmi la pressione. A me francamente lo spezzatino non piace, preferisco i ravioli. Godiamoci allora questo pomeriggio di calcio all'antica, sicuramente per collocazione oraria ma, auguriamoci, anche per tensione agonistica. Io il derby lo seguirò dal bunker di Saxa Rubra impegnato a smistare il traffico di voci, racconti ed emozioni da uno stadio all' altro. E se a un certo punto dirò: «Da Genova collegamenti più brevi», non sarà per mancanza di rispetto al collega al microfono ma solo perché al suo posto vorrei esserci io a rivivere sensazioni che il passare del tempo non ha cancellato.
Alfredo Provenzali

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